26 Set, 2023
Lettera aperta alla Regione Lombardia
26 Set, 2023
Lettera aperta alla Regione Lombardia

La Presidente di LNDC Animal Protection si rivolge al Dirigente della Direzione Generale Welfare Veterinaria della Regione Lombardia per evidenziare quanto la cosiddetta sorveglianza sui santuari in merito alla PSA sia prettamente ideologica, mentre i cacciatori sono liberi di diffondere il virus in tutto il territorio

Egregio Dottor Farioli,

scrivo in qualità di Presidente di LNDC Animal Protection, una delle più antiche e importanti associazioni protezionistiche presenti in Italia, da 73 anni impegnata nella tutela della vita e del benessere degli animali di ogni specie, con oltre 70 sedi locali e migliaia di soci, volontari e sostenitori in tutto il territorio nazionale.

La gestione del controllo della Peste Suina Africana nella Regione Lombardia è veramente imbarazzante e i drammatici fatti del 20 settembre scorso al Rifugio Cuori Liberi di Sairano, una pagina nera che verrà ricordata a lungo, sono una rappresentazione di quanto le decisioni prese dalle istituzioni siano più ideologiche che dettate da una reale intenzione di arginare la diffusione della malattia.

A riprova di questo, possiamo anche prendere come riferimento la circolare da Lei diramata in data 19 settembre, esattamente il giorno prima dell’irruzione violenta effettuata a Cuori Liberi che è costata la vita a 9 maiali e ha mandato al Pronto Soccorso 9 attivisti che opponevano una pacifica resistenza passiva. Tale documento prende di mira proprio i santuari che ospitano animali non DPA, dando una serie di prescrizioni molto restrittive che peraltro chi gestisce rifugi aveva già messo in pratica da tempo, come anche il rifugio di Sairano. Gli attivisti, infatti, sono i primi a tenere alla salute degli animali da loro accuditi proprio perché per loro non si tratta di oggetti da vendere dopo aver vissuto una vita in gabbia in condizioni di estrema sofferenza e dopo averli fatti a pezzi, ma di compagni di vita da tutelare.

Il fatto che si tratti di una misura esclusivamente ideologica, volta a penalizzare e mettere in difficoltà le organizzazioni di protezione animali, è reso evidente dal fatto che allo stesso tempo la Regione non abbia provveduto a sospendere l’attività venatoria nella cosiddetta zona rossa. Quindi, mentre da un lato sono già iniziate le ispezioni ai santuari dove le misure di biosicurezza sono la priorità per gli stessi gestori, i 3500 cacciatori iscritti agli ATC 4 e 5 sono liberi di accedere nelle zone rossa e gialla, rappresentando un rischio infinitamente maggiore di diffusione del virus della PSA in tutto il territorio.

A tal proposito, sono consapevole che anche i cacciatori sarebbero tenuti al rispetto di alcune misure di biosicurezza (cambiare gli scarponi, disinfettare gli pneumatici e le zampe dei cani) ma mi chiedo quanti di loro realisticamente lo fanno o lo faranno. Soprattutto, visto lo zelo e il dispiegamento di forze di polizia dimostrato per uccidere i suini del rifugio Cuori Liberi, colgo l’occasione per chiederLe quali controlli vengono effettuati per verificare che i 3500 cacciatori rispettino le suddette misure di biosicurezza, con quale frequenza vengono effettuati questi controlli, quali risultati hanno dato finora e quante sanzioni sono state comminate per le infrazioni.

Con un grande sforzo, posso cercare di comprendere che le istituzioni vogliano difendere gli interessi economici degli allevatori e dei produttori di carne. Quello che però non è assolutamente comprensibile è il motivo per cui questo venga fatto principalmente a discapito dei santuari e degli attivisti – che sono i primi a fare di tutto per evitare che gli animali si ammalino e soffrano – mentre si lascia che 3500 cacciatori possano circolare, pressoché indisturbati.

Infine, ma non meno importante, vorrei farLe notare che la circolare da Lei emanata in data 19 settembre prevede che ai santuari possano accedere solo le persone strettamente necessarie per il governo degli animali, utilizzando indumenti/calzari monouso/dedicati. Peccato che, stando alle testimonianze delle persone presenti durante la brutale irruzione della Polizia di Stato al rifugio Cuori Liberi, molti dei poliziotti che sono entrati nel rifugio non si sono tolti i calzari una volta usciti dal santuario e comunque non indossavano indumenti monouso. Le chiedo quindi come intende procedere nei confronti degli agenti di polizia che, al pari dei cacciatori di cui ho già parlato, hanno rappresentato un rischio di diffusione del virus PSA.

Piera Rosati
Presidente
LNDC Animal Protection

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