GLI ORSI
IN TRENTINO
Lottiamo per salvare gli orsi che rischiano di essere uccisi dalla Provincia autonoma di Trento.
La salvaguardia degli
animali selvatici
Quello che doveva essere un progetto dedicato alla salvaguardia degli animali selvatici, della biodiversità e degli ecosistemi, ha finito per trasformarsi in una storia di uccisioni indiscriminate e prigionia per gli orsi che vivono sulle montagne del Trentino.
Le nostre azioni in difesa degli orsi
Dagli albori del progetto Life Ursus, nato per riportare l’orso sulle nostre Alpi con importanti finanziamenti dell’Unione Europea, ad oggi, la Provincia autonoma di Trento ha imprigionato numerosi orsi e ne ha condannati a morte altrettanti. Ora la Provincia minaccia di voler eliminare metà della popolazione di orsi presenti sul territorio.
Negli anni sono stati commessi troppi errori che gli orsi hanno pagato a caro prezzo. Ma LNDC Animal Protection non è rimasta a guardare e si è sempre battuta per salvare la vita degli orsi, caso dopo caso, per difenderli dall’Amministrazione trentina. L’Associazione ha intrapreso azioni legali a partire da Daniza e poi a seguire per impedire l’uccisione di KJ2, M49, JJ4 e farà lo stesso con le nuove ordinanze contro JJ4, MJ5 e M62. In passato, ha combattuto per tenere in vita M49 e liberarlo dalla prigionia del Casteller, offrendosi di trasferirlo al Centro visita dell’orso di Villavallelonga un’area faunistica attrezzata all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ma non ci è stato permesso.
LNDC Animal Protection ha inoltre promosso il ricorso che ha portato all’annullamento definitivo, ad opera del Consiglio di Stato, delle “linee guida” emanate dalla Provincia autonoma di Trento, ad integrazione del PACOBACE, che prevedevano l’abbattimento tout court di ogni esemplare giudicato “problematico”, prevedendo una media di 4 rimozioni all’anno.
La fauna selvatica è un patrimonio indisponibile dello Stato e quindi di tutti i cittadini italiani. Le eventuali infrazioni alla Direttiva Habitat dell’Unione Europea commesse dalla Provincia Autonoma di Trento, che attualmente è l’unico Ente responsabile della gestione degli orsi, ricadono sullo Stato e su tutti i cittadini italiani. LNDC Animal Protection è pronta ad arrivare alla Corte di Giustizia europea per salvare questi orsi.
Dona il tuo 5x1000
Salva la vita degli orsi CF 80121770152
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Le nostre azioni in difesa degli orsi
Dagli albori del progetto Life Ursus, nato per riportare l’orso sulle nostre Alpi con importanti finanziamenti dell’Unione Europea, ad oggi, la Provincia autonoma di Trento ha imprigionato numerosi orsi e ne ha condannati a morte altrettanti. Ora la Provincia minaccia di voler eliminare metà della popolazione di orsi presenti sul territorio.
Negli anni sono stati commessi troppi errori che gli orsi hanno pagato a caro prezzo. Ma LNDC Animal Protection non è rimasta a guardare e si è sempre battuta per salvare la vita degli orsi, caso dopo caso, per difenderli dall’Amministrazione trentina. L’Associazione ha intrapreso azioni legali a partire da Daniza e poi a seguire per impedire l’uccisione di KJ2, M49, JJ4 e farà lo stesso con le nuove ordinanze contro JJ4, MJ5 e M62. In passato, ha combattuto per tenere in vita M49 e liberarlo dalla prigionia del Casteller, offrendosi di trasferirlo al Centro visita dell’orso di Villavallelonga un’area faunistica attrezzata all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ma non ci è stato permesso.
LNDC Animal Protection ha inoltre promosso il ricorso che ha portato all’annullamento definitivo, ad opera del Consiglio di Stato, delle “linee guida” emanate dalla Provincia autonoma di Trento, ad integrazione del PACOBACE, che prevedevano l’abbattimento tout court di ogni esemplare giudicato “problematico”, prevedendo una media di 4 rimozioni all’anno.
La fauna selvatica è un patrimonio indisponibile dello Stato e quindi di tutti i cittadini italiani. Le eventuali infrazioni alla Direttiva Habitat dell’Unione Europea commesse dalla Provincia Autonoma di Trento, che attualmente è l’unico Ente responsabile della gestione degli orsi, ricadono sullo Stato e su tutti i cittadini italiani. LNDC Animal Protection è pronta ad arrivare alla Corte di Giustizia europea per salvare questi orsi.
Tutto questo si sarebbe
potuto evitare
Gli animali selvatici, in particolare quelli protetti, non possono essere lasciati in mano a un’amministrazione locale che, come unica soluzione per ogni incidente che coinvolge un orso, decide di procedere con la sua esecuzione, bensì dovrebbe essere lo Stato italiano a gestirla. Tutto questo si sarebbe potuto evitare.
Gli incidenti che hanno coinvolto gli orsi si sarebbero potuti scongiurare
Tutto questo non sarebbe successo, se la Provincia di Trento avesse seguito le indicazioni fornite dal “Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro orientali” e dalle “Linee guida per l’attuazione della legge provinciale n. 9/2018 e dell’articolo 16 della direttiva Habitat” che hanno evidenziato azioni ben precise da mettere in campo per garantire: la corretta dispersione della specie tra le Alpi orientali italiane, la sicurezza pubblica e il grado di accettazione della specie.
In primis, la PAT avrebbe dovuto evitare o ridurre il numero di opere e attività umane che hanno portato alla frammentazione dell’habitat dell’orso rendendolo più stanziale invece che portarlo a spostarsi come sua abitudine. Molte sono infatti le femmine di orso con cuccioli presenti stabilmente in aree fisse, ben segnalate e conosciute dalla Provincia che avrebbe dovuto avviare un piano di monitoraggio specifico su di loro e informare puntualmente i cittadini della loro presenza in tutta la porzione occidentale del territorio provinciale.
Per favorire lo spostamento degli orsi attraverso corridoi ecologici, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno firmato il Progetto senza poi partecipare attivamente. Così facendo non sono stati creati né migliorati passaggi che favorissero lo spostamento degli orsi portando alla loro dispersione e alla conseguente diminuzione della loro densità nei vari territori.
Per tutelare al meglio la popolazione umana che convive con gli orsi, si sarebbero dovute valutare forme collettive di custodia di piccole greggi, proseguire con le attività rivolte a rendere inaccessibili i rifiuti per non favorire l’avvicinamento degli orsi alle zone abitate e legalizzare il bear spray per prevenire e/o gestire adeguatamente eventuali comportamenti problematici. Tutti provvedimenti che non sono mai stati messi in atto.
Inoltre è mancata completamente la comunicazione del progetto ai cittadini, la corretta informazione e segnalazione che avrebbe dovuto aiutare le persone a evitare o gestire nel miglior modo possibile incontri fortuiti con gli orsi e portarli ad accettare in maniera positiva questa convivenza, anziché ostacolarla.
Gli incidenti che hanno coinvolto gli orsi si sarebbero potuti scongiurare
Tutto questo non sarebbe successo, se la Provincia di Trento avesse seguito le indicazioni fornite dal “Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro orientali” e dalle “Linee guida per l’attuazione della legge provinciale n. 9/2018 e dell’articolo 16 della direttiva Habitat” che hanno evidenziato azioni ben precise da mettere in campo per garantire: la corretta dispersione della specie tra le Alpi orientali italiane, la sicurezza pubblica e il grado di accettazione della specie.
In primis, la PAT avrebbe dovuto evitare o ridurre il numero di opere e attività umane che hanno portato alla frammentazione dell’habitat dell’orso rendendolo più stanziale invece che portarlo a spostarsi come sua abitudine. Molte sono infatti le femmine di orso con cuccioli presenti stabilmente in aree fisse, ben segnalate e conosciute dalla Provincia che avrebbe dovuto avviare un piano di monitoraggio specifico su di loro e informare puntualmente i cittadini della loro presenza in tutta la porzione occidentale del territorio provinciale.
Per favorire lo spostamento degli orsi attraverso corridoi ecologici, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno firmato il Progetto senza poi partecipare attivamente. Così facendo non sono stati creati né migliorati passaggi che favorissero lo spostamento degli orsi portando alla loro dispersione e alla conseguente diminuzione della loro densità nei vari territori.
Per tutelare al meglio la popolazione umana che convive con gli orsi, si sarebbero dovute valutare forme collettive di custodia di piccole greggi, proseguire con le attività rivolte a rendere inaccessibili i rifiuti per non favorire l’avvicinamento degli orsi alle zone abitate e legalizzare il bear spray per prevenire e/o gestire adeguatamente eventuali comportamenti problematici. Tutti provvedimenti che non sono mai stati messi in atto.
Inoltre è mancata completamente la comunicazione del progetto ai cittadini, la corretta informazione e segnalazione che avrebbe dovuto aiutare le persone a evitare o gestire nel miglior modo possibile incontri fortuiti con gli orsi e portarli ad accettare in maniera positiva questa convivenza, anziché ostacolarla.