IN DIFESA
DEGLI ORSI
Lottiamo per salvare gli orsi da chi li vuole imprigionare o uccidere
La salvaguardia degli
animali selvatici
In Italia gli orsi sono specie protetta, ovvero animali tutelati e salvaguardati dalla legge. Troppo spesso, persone singole o addirittura intere Amministrazioni, come quella della Provincia di Trento, scelgono la strada delle uccisioni, della prigionia e dell’intolleranza al posto dell’inclusione e della convivenza pacifica. Noi di LNDC Animal Protection ci battiamo affinché tutti gli orsi possano vivere liberi e in pace a casa loro, come meritano.
In prima linea
Le nostre azioni non si fermano mai, ogni giorno ci battiamo in difesa degli animali selvatici per tutelarli da chi mette a rischio le loro vite, da chi non li rispetta, da chi vuole strapparli alle loro case.
Fermiamo la strage
Chiediamo al Presidente della Repubblica di fermare i continui attacchi agli animali selvatici. Difendili insieme a noi, il tuo aiuto è fondamentale!
Gli orsi del Trentino
Dagli albori del progetto Life Ursus, nato per riportare l’orso sulle nostre Alpi con importanti finanziamenti dell’Unione Europea, ad oggi, la Provincia autonoma di Trento ha imprigionato numerosi orsi e ne ha condannati a morte altrettanti. Ora la Provincia minaccia di voler eliminare metà della popolazione di orsi presenti sul territorio.
Negli anni sono stati commessi troppi errori che gli orsi hanno pagato a caro prezzo. Ma LNDC Animal Protection non è rimasta a guardare e si è sempre battuta per salvare la vita degli orsi, caso dopo caso, per difenderli dall’Amministrazione trentina. L’Associazione ha intrapreso azioni legali a partire da Daniza in poi.
Nel 2024, LNDC Animal Protection ha continuato la sua lotta per la salvaguardia degli orsi. Il nostro impegno non si è limitato alla contestazione di scelte dannose, ma si è tradotto in azioni concrete e ricorsi legali per affermare principi giuridici essenziali. Grazie a questo lavoro, abbiamo ottenuto importanti successi, contribuendo a promuovere una gestione della fauna selvatica più responsabile, equa e rispettosa dell’ambiente e delle specie che lo abitano.
Una delle prime sfide affrontate è stata la vicenda dell’orso M90, abbattuto in circostanze controverse. LNDC Animal Protection, insieme ad altre associazioni, ha impugnato il provvedimento davanti al TRGA di Trento, contestandone la legittimità e richiamando l’articolo 16 della Direttiva Habitat, che impone criteri rigorosi per la tutela delle specie a rischio. Sebbene il ricorso sia stato respinto, l’azione ha avuto un impatto significativo, accendendo il dibattito sulla gestione degli orsi e sottolineando la necessità di maggiore trasparenza e proporzionalità nelle decisioni che ne riguardano il destino.
La vicenda dell’orsa KJ1 è stata un momento cruciale nella nostra lotta per la tutela della fauna selvatica. LNDC Animal Protection ha impugnato l’ordinanza di abbattimento emessa dalla Provincia Autonoma di Trento, ottenendo due sospensioni temporanee. Tuttavia, con una manovra discutibile, l’Amministrazione ha emesso un terzo provvedimento in piena notte, eseguendo l’abbattimento all’alba, impedendoci di presentare un nuovo ricorso. Questo ha sollevato dubbi sulla trasparenza e legittimità della procedura. Abbiamo quindi richiesto la prosecuzione del giudizio e un risarcimento per la condotta scorretta dell’Amministrazione, ma il TRGA di Trento ha rigettato la nostra richiesta. La battaglia però non si ferma qui: impugneremo la sentenza davanti al Consiglio di Stato, determinati a far rispettare i principi di proporzionalità e gradualità, come previsto dalla Direttiva Habitat.
Se la battaglia per KJ1 è ancora in corso, quella per l’orsa F36 ha rappresentato una significativa vittoria. Il Consiglio di Stato ha accolto il nostro ricorso, riconoscendo la necessità di esaminare la questione anche dopo l’uccisione dell’orsa per mano di bracconieri. La sentenza ha annullato l’ordinanza di abbattimento, giudicandola illegittima, e ha ribadito un principio fondamentale: la gestione della fauna selvatica deve rispettare i criteri di gradualità e proporzionalità, con l’abbattimento come extrema ratio. Questo pronunciamento, basato sull’articolo 9 della Costituzione e sull’articolo 13 del TFUE, sarà un riferimento chiave per future battaglie legali. Inoltre, la Provincia di Trento è stata condannata al rimborso delle spese legali, confermando che le decisioni sugli orsi devono seguire criteri rigorosi e rispettosi del diritto.
Siamo sempre in prima linea nella difesa degli orsi e continueremo senza sosta, finché non saranno al sicuro.
Dona il tuo 5x1000
Salva la vita degli orsi CF 80121770152
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Gli orsi del Trentino
Dagli albori del progetto Life Ursus, nato per riportare l’orso sulle nostre Alpi con importanti finanziamenti dell’Unione Europea, ad oggi, la Provincia autonoma di Trento ha imprigionato numerosi orsi e ne ha condannati a morte altrettanti. Ora la Provincia minaccia di voler eliminare metà della popolazione di orsi presenti sul territorio.
Negli anni sono stati commessi troppi errori che gli orsi hanno pagato a caro prezzo. Ma LNDC Animal Protection non è rimasta a guardare e si è sempre battuta per salvare la vita degli orsi, caso dopo caso, per difenderli dall’Amministrazione trentina. L’Associazione ha intrapreso azioni legali a partire da Daniza in poi.
Nel 2024, LNDC Animal Protection ha continuato la sua lotta per la salvaguardia degli orsi. Il nostro impegno non si è limitato alla contestazione di scelte dannose, ma si è tradotto in azioni concrete e ricorsi legali per affermare principi giuridici essenziali. Grazie a questo lavoro, abbiamo ottenuto importanti successi, contribuendo a promuovere una gestione della fauna selvatica più responsabile, equa e rispettosa dell’ambiente e delle specie che lo abitano.
Una delle prime sfide affrontate è stata la vicenda dell’orso M90, abbattuto in circostanze controverse. LNDC Animal Protection, insieme ad altre associazioni, ha impugnato il provvedimento davanti al TRGA di Trento, contestandone la legittimità e richiamando l’articolo 16 della Direttiva Habitat, che impone criteri rigorosi per la tutela delle specie a rischio. Sebbene il ricorso sia stato respinto, l’azione ha avuto un impatto significativo, accendendo il dibattito sulla gestione degli orsi e sottolineando la necessità di maggiore trasparenza e proporzionalità nelle decisioni che ne riguardano il destino.
La vicenda dell’orsa KJ1 è stata un momento cruciale nella nostra lotta per la tutela della fauna selvatica. LNDC Animal Protection ha impugnato l’ordinanza di abbattimento emessa dalla Provincia Autonoma di Trento, ottenendo due sospensioni temporanee. Tuttavia, con una manovra discutibile, l’Amministrazione ha emesso un terzo provvedimento in piena notte, eseguendo l’abbattimento all’alba, impedendoci di presentare un nuovo ricorso. Questo ha sollevato dubbi sulla trasparenza e legittimità della procedura. Abbiamo quindi richiesto la prosecuzione del giudizio e un risarcimento per la condotta scorretta dell’Amministrazione, ma il TRGA di Trento ha rigettato la nostra richiesta. La battaglia però non si ferma qui: impugneremo la sentenza davanti al Consiglio di Stato, determinati a far rispettare i principi di proporzionalità e gradualità, come previsto dalla Direttiva Habitat.
Se la battaglia per KJ1 è ancora in corso, quella per l’orsa F36 ha rappresentato una significativa vittoria. Il Consiglio di Stato ha accolto il nostro ricorso, riconoscendo la necessità di esaminare la questione anche dopo l’uccisione dell’orsa per mano di bracconieri. La sentenza ha annullato l’ordinanza di abbattimento, giudicandola illegittima, e ha ribadito un principio fondamentale: la gestione della fauna selvatica deve rispettare i criteri di gradualità e proporzionalità, con l’abbattimento come extrema ratio. Questo pronunciamento, basato sull’articolo 9 della Costituzione e sull’articolo 13 del TFUE, sarà un riferimento chiave per future battaglie legali. Inoltre, la Provincia di Trento è stata condannata al rimborso delle spese legali, confermando che le decisioni sugli orsi devono seguire criteri rigorosi e rispettosi del diritto.
Siamo sempre in prima linea nella difesa degli orsi e continueremo senza sosta, finché non saranno al sicuro.
Tutto questo si sarebbe
potuto evitare
Gli animali selvatici, in particolare quelli protetti, non possono essere lasciati in mano a un’amministrazione locale che, come unica soluzione per ogni incidente che coinvolge un orso, decide di procedere con la sua esecuzione, bensì dovrebbe essere lo Stato italiano a gestirla. Tutto questo si sarebbe potuto evitare.
Gli incidenti che hanno coinvolto gli orsi si sarebbero potuti scongiurare
Tutto questo non sarebbe successo, se la Provincia di Trento avesse seguito le indicazioni fornite dal “Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro orientali” e dalle “Linee guida per l’attuazione della legge provinciale n. 9/2018 e dell’articolo 16 della direttiva Habitat” che hanno evidenziato azioni ben precise da mettere in campo per garantire: la corretta dispersione della specie tra le Alpi orientali italiane, la sicurezza pubblica e il grado di accettazione della specie.
In primis, la PAT avrebbe dovuto evitare o ridurre il numero di opere e attività umane che hanno portato alla frammentazione dell’habitat dell’orso rendendolo più stanziale invece che portarlo a spostarsi come sua abitudine. Molte sono infatti le femmine di orso con cuccioli presenti stabilmente in aree fisse, ben segnalate e conosciute dalla Provincia che avrebbe dovuto avviare un piano di monitoraggio specifico su di loro e informare puntualmente i cittadini della loro presenza in tutta la porzione occidentale del territorio provinciale.
Per favorire lo spostamento degli orsi attraverso corridoi ecologici, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno firmato il Progetto senza poi partecipare attivamente. Così facendo non sono stati creati né migliorati passaggi che favorissero lo spostamento degli orsi portando alla loro dispersione e alla conseguente diminuzione della loro densità nei vari territori.
Per tutelare al meglio la popolazione umana che convive con gli orsi, si sarebbero dovute valutare forme collettive di custodia di piccole greggi, proseguire con le attività rivolte a rendere inaccessibili i rifiuti per non favorire l’avvicinamento degli orsi alle zone abitate e legalizzare il bear spray per prevenire e/o gestire adeguatamente eventuali comportamenti problematici. Tutti provvedimenti che non sono mai stati messi in atto.
Inoltre è mancata completamente la comunicazione del progetto ai cittadini, la corretta informazione e segnalazione che avrebbe dovuto aiutare le persone a evitare o gestire nel miglior modo possibile incontri fortuiti con gli orsi e portarli ad accettare in maniera positiva questa convivenza, anziché ostacolarla.
Gli incidenti che hanno coinvolto gli orsi si sarebbero potuti scongiurare
Tutto questo non sarebbe successo, se la Provincia di Trento avesse seguito le indicazioni fornite dal “Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro orientali” e dalle “Linee guida per l’attuazione della legge provinciale n. 9/2018 e dell’articolo 16 della direttiva Habitat” che hanno evidenziato azioni ben precise da mettere in campo per garantire: la corretta dispersione della specie tra le Alpi orientali italiane, la sicurezza pubblica e il grado di accettazione della specie.
In primis, la PAT avrebbe dovuto evitare o ridurre il numero di opere e attività umane che hanno portato alla frammentazione dell’habitat dell’orso rendendolo più stanziale invece che portarlo a spostarsi come sua abitudine. Molte sono infatti le femmine di orso con cuccioli presenti stabilmente in aree fisse, ben segnalate e conosciute dalla Provincia che avrebbe dovuto avviare un piano di monitoraggio specifico su di loro e informare puntualmente i cittadini della loro presenza in tutta la porzione occidentale del territorio provinciale.
Per favorire lo spostamento degli orsi attraverso corridoi ecologici, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno firmato il Progetto senza poi partecipare attivamente. Così facendo non sono stati creati né migliorati passaggi che favorissero lo spostamento degli orsi portando alla loro dispersione e alla conseguente diminuzione della loro densità nei vari territori.
Per tutelare al meglio la popolazione umana che convive con gli orsi, si sarebbero dovute valutare forme collettive di custodia di piccole greggi, proseguire con le attività rivolte a rendere inaccessibili i rifiuti per non favorire l’avvicinamento degli orsi alle zone abitate e legalizzare il bear spray per prevenire e/o gestire adeguatamente eventuali comportamenti problematici. Tutti provvedimenti che non sono mai stati messi in atto.
Inoltre è mancata completamente la comunicazione del progetto ai cittadini, la corretta informazione e segnalazione che avrebbe dovuto aiutare le persone a evitare o gestire nel miglior modo possibile incontri fortuiti con gli orsi e portarli ad accettare in maniera positiva questa convivenza, anziché ostacolarla.