Una coppia di escursionisti racconta che al Rifugio Val di Fumo, in Trentino, sarebbe stato negato il riparo a una cagnolina di 14 anni in ipotermia durante una tempesta di pioggia e grandine. LNDC Animal Protection esprime sdegno per l’accaduto, ricorda l’importanza del soccorso in emergenza e annuncia di aver trasmesso la segnalazione agli organi competenti, chiedendo regole chiare per tutelare animali e proprietari.
LNDC Animal Protection esprime profonda preoccupazione e sdegno per la vicenda che, secondo quanto riportato da un escursionista sui social, si sarebbe verificata lo scorso 15 agosto 2025 in Val di Fumo, in Trentino. Una coppia, sorpresa da pioggia e grandine mentre rientrava da un’escursione, ha raccontato di aver chiesto di poter accedere al Rifugio Val di Fumo per pochi minuti al solo scopo di asciugare e scaldare la loro cagnolina di 14 anni, bagnata e tremante per il freddo e quindi a rischio ipotermia. La richiesta, però, sarebbe stata respinta dal gestore con toni ostili, nonostante l’evidente difficoltà dell’animale e la situazione di emergenza dovuta al maltempo.
Indipendentemente dalle regole sull’ingresso dei cani nelle strutture, che possono essere diverse da rifugio a rifugio, è inaccettabile che in una condizione di emergenza non prevalgano umanità, buon senso e spirito di solidarietà. Un rifugio alpino non è solo un punto di ristoro, ma rappresenta per definizione un luogo di protezione e riparo per chiunque si trovi in difficoltà. Negare un riparo anche solo temporaneo a un animale anziano, con il concreto rischio di danni alla salute, contraddice i principi minimi di responsabilità e di etica della montagna.
Gli animali non sono semplici accessori, ma membri a pieno titolo della famiglia. La loro sicurezza ricade sulle persone che se ne prendono cura, e chi li porta con sé in montagna lo fa generalmente con grande attenzione e responsabilità. Tuttavia, le regole non possono mai essere usate contro l’emergenza: di fronte a un rischio concreto, si agisce per prevenire il danno. Questo vale per gli escursionisti e vale, allo stesso modo, per gli animali che dipendono interamente dall’uomo.
Un episodio di questo tipo, se confermato, non rappresenta soltanto una grave mancanza di buon senso e civiltà, ma richiama anche possibili profili di responsabilità. Per questo abbiamo chiesto al Club Alpino Italiano di farsi promotore di un protocollo nazionale che impegni tutti i rifugi alpini affiliati a non voltare mai le spalle a chi chiede riparo per il proprio animale, soprattutto in condizioni di emergenza.
Nel 2025 è inaccettabile che un cane o un altro compagno di vita possa vedersi negato l’accesso a un rifugio in difficoltà: servono regole chiare, condivise e uniformi che garantiscano la possibilità per le famiglie con animali di trovare riparo e sicurezza. Non si tratta soltanto di una questione normativa, ma di un principio di umanità, empatia e responsabilità che deve guidare ogni scelta in montagna così come nella vita quotidiana.


