Dopo mesi di segnalazioni e appelli rimasti senza risposte, la Regione Lazio continua a non adempiere ai propri doveri di custode giudiziario degli animali ospitati dalla Sfattoria. ENPA, LAV, LNDC Animal Protection e Rete dei Santuari, denunciano gravi inadempienze nella gestione degli animali sequestrati, che costringono i volontari – ormai allo stremo – a farsi carico di tutto: dalle cure al cibo, fino ai lavori strutturali necessari per la sopravvivenza dei 300 animali ospitati nella struttura.
A quattro mesi dal sequestro giudiziario della struttura “La Sfattoria degli Ultimi”, la situazione resta di estrema criticità. La Regione Lazio, nominata custode giudiziario per i cinghiali e gli ibridi, non sta adempiendo al proprio ruolo, nonostante le numerose prescrizioni impartite dall’ASL Roma 1 e i termini di esecuzione ormai scaduti. La Regione non ha nominato un veterinario e non ha fornito né alimenti né risorse economiche per la gestione degli animali di propria competenza.
Il Comune di Roma, invece, ha provveduto almeno in parte alle proprie responsabilità, acquistando mangimi, garantendo cure veterinarie urgenti e avviando le prime sterilizzazioni. Ma la mancanza di azioni da parte della Regione Lazio compromette l’intera gestione, aggravando ogni giorno la situazione degli animali e di chi se ne prende cura.
Nel frattempo, i volontari stanno garantendo da soli la sopravvivenza di oltre 300 animali. Con risorse proprie assicurano cibo, cure e pulizia, acquistano materiali e attrezzature e costruiscono nuovi recinti per consentire agli animali di vivere in condizioni dignitose.
Ma i volontari non ce la fanno più da soli: dopo mesi di impegno continuativo, ferie e permessi esauriti per restare ogni giorno al fianco degli animali e occuparsi di tutte le necessità quotidiane, sono stati costretti anche a sostenere spese straordinarie per i lavori strutturali, come la realizzazione di nuovi recinti e la messa in sicurezza delle aree.
Questa condizione è diventata insostenibile e inaccettabile. Le associazioni sottolineano che stanno di fatto sostituendosi alle istituzioni, mentre la Regione Lazio continua a non fare la propria parte. Negli ultimi giorni, dopo l’ennesima lettera scritta dalle associazioni, l’amministrazione regionale ha fatto arrivare alcuni sacchi di mangime che però sono insufficienti e non basteranno di certo per sfamare gli animali molto a lungo.
A peggiorare ulteriormente il quadro, lo scorso 17 ottobre l’Arsial (Agenzia appartenente proprio alla Regione Lazio) ha disposto la chiusura del pozzo della struttura senza prevedere alternative per l’approvvigionamento idrico. Una decisione grave e irresponsabile, che mette a rischio la vita degli animali, già in condizioni di estrema fragilità.
“I volontari hanno dato tutto quello che potevano, ma non possono più sostituirsi alla Regione Lazio.”, dichiarano ENPA, LAV, LNDC Animal Protection e Rete dei Santuari. “È inconcepibile che, di fronte a un sequestro disposto per tutelare gli animali, siano proprio le istituzioni incaricate della custodia a disattendere ogni obbligo. Si tratta di una situazione profondamente ingiusta e priva di ogni logica, che richiede interventi immediati e concreti.”
Le associazioni chiedono alla Regione Lazio di adempiere immediatamente ai propri doveri di custode giudiziario, applicando le prescrizioni sanitarie e garantendo le condizioni minime di benessere e sicurezza previste dalla legge. In caso contrario, annunciano la presentazione di una formale denuncia per violazione degli obblighi di custodia e per maltrattamento per omissione di alimentazione e cure.


