Un daino è stato ucciso dalla Polizia Provinciale di Como dopo essersi rifugiato nel cortile di un’azienda. L’associazione ha presentato richiesta di accesso agli atti per conoscere nel dettaglio le circostanze dell’intervento. “Non si può togliere la vita a un animale senza aver tentato fino in fondo ogni alternativa possibile”, dichiara la Presidente Piera Rosati.
Nei giorni scorsi, la Polizia Provinciale di Como ha ucciso un daino che – dopo essere fuggito da un allevamento – si era introdotto nel cortile di una tintoria della periferia sud di Como. L’animale era visibilmente spaventato e vagava all’interno della struttura privata ed è stato segnalato alle autorità dai dipendenti dell’azienda.
Secondo quanto riportato dalla stampa, sul posto sono intervenuti otto agenti di Polizia Provinciale e alcuni addetti del servizio veterinario dell’ATS. Il tragico epilogo, che ha visto la morte dell’animale, si è avuto dopo aver “provato a catturare il daino con le reti e valutato l’ipotesi di narcotizzare l’animale, ma purtroppo ogni tentativo si è rivelato infruttuoso. Siamo stati costretti a procedere con la scelta drastica di abbattere l’animale per motivi di sicurezza”. Queste sono le parole riportate dal Corriere della Sera e attribuite al comandante della Polizia Provinciale.
LNDC Animal Protection non si accontenta di questa spiegazione e vuole fare piena luce su come sono andate le cose. Pertanto ha inviato una richiesta di accesso agli atti alla Polizia Provinciale di Como e all’ATS, chiedendo di avere copia della relazione di servizio, dei verbali e di ogni altra documentazione relativa a questo episodio.
“Siamo convinti che ci sia sempre la possibilità di fare la scelta giusta e non sappiamo se in questo caso sia stata fatta”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “L’ipotesi di narcotizzare il daino è stata solo valutata o sono stati fatti dei tentativi in tal senso? Se è stato possibile sparargli per ucciderlo, immagino che sarebbe stato possibile anche sparare un dardo narcotizzante anziché una pallottola letale. Perché non è stato fatto? Quale grave pericolo per la sicurezza poteva rappresentare un daino, peraltro confinato in un cortile privato stando a quanto riferito dalla stampa, per condannarlo a morte?”
LNDC Animal Protection attende una risposta onesta e trasparente da parte delle autorità, perché la vita di un animale non è una cosa che si può spezzare senza cercare in maniera efficace alternative valide.
“Una volta ricevute le informazioni che abbiamo richiesto, valuteremo con molta attenzione la possibilità di andare avanti con una denuncia alla Procura della Repubblica perché quando si compie una scelta si devono anche prevedere le relative conseguenze”, conclude Rosati.


