30 Ott, 2025
Il trasporto degli animali da allevamento: un calvario su strada e mare  
30 Ott, 2025
Il trasporto degli animali da allevamento: un calvario su strada e mare  

Viaggi interminabili, condizioni estreme e controlli insufficienti: milioni di animali ogni anno subiscono sofferenze indicibili in nome del commercio e della produzione.

Ogni anno milioni di animali vengono trasportati per lunghe distanze, attraversando confini nazionali e continenti, in viaggi che rappresentano un vero calvario. Gli spostamenti durano ore, spesso interi giorni, e si svolgono in condizioni che nulla hanno a che vedere con il benessere animale. Sovraffollamento, mancanza di acqua, caldo torrido o freddo intenso sono la normalità per questi esseri viventi, costretti a resistere in ambienti ostili che ne compromettono la salute fisica e psicologica.

Le norme europee fissano limiti e condizioni per i trasporti, ma i controlli sono carenti e le violazioni frequenti. Animali feriti, malati o troppo giovani vengono comunque caricati sui camion, nonostante i divieti, e affrontano viaggi che li espongono a sofferenze insopportabili. Molti non sopravvivono al tragitto, schiacciati dalla calca o piegati dallo stress e dalle condizioni estreme. Chi arriva a destinazione lo fa spesso stremato, ferito, privo di forze.

Il trasporto via mare, particolarmente utilizzato per l’esportazione di ovini e bovini verso Paesi extra UE, rappresenta una delle pagine più drammatiche di questo sistema. Navi sovraffollate, igiene inesistente, condizioni ambientali insostenibili rendono questi viaggi un inferno per gli animali. Le traversate possono durare settimane, con tassi di mortalità altissimi e carcasse gettate in mare, a testimonianza di una pratica che continua a generare indignazione internazionale.

Il trasporto degli animali vivi non è solo una questione etica, ma anche un problema giuridico e politico. Le leggi esistono, ma restano spesso lettera morta. La distanza tra norme e realtà è abissale, e a pagarne il prezzo sono esseri senzienti trattati come semplici merci. La logica economica che alimenta questo sistema considera l’animale un numero, ignorando che dietro ogni corpo stipato in un camion o in una stiva ci sono dolore, paura e il desiderio di vivere.

La domanda che emerge è inevitabile: possiamo ancora accettare che milioni di animali subiscano tutto questo soltanto per mantenere un modello di produzione insostenibile? La risposta non può che essere negativa. È necessario promuovere alternative, ridurre drasticamente il trasporto di animali vivi e incentivare scelte alimentari diverse, che non alimentino questo ciclo di sofferenza. Perché ogni viaggio verso il macello è un calvario che non dovrebbe più avere posto in una società che vuole definirsi civile.

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