Uso massiccio di antibiotici, antibiotico-resistenza, zoonosi e malattie croniche: perché è urgente accelerare la transizione dagli allevamenti intensivi verso sistemi alimentari sostenibili e cruelty free.
Gli allevamenti intensivi non sono soltanto un luogo di sofferenza per miliardi di animali, costretti a vivere e morire in condizioni drammatiche, ma rappresentano anche una delle minacce più serie alla salute pubblica.
Per mantenere in vita animali ammassati in spazi angusti, privi di luce naturale e costretti a convivere in situazioni insalubri, l’industria ricorre in maniera massiccia all’uso di antibiotici. È un meccanismo che ha come conseguenza diretta lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza, ovvero la capacità di batteri sempre più diffusi di resistere ai farmaci normalmente impiegati in medicina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito questo fenomeno una delle emergenze più gravi del nostro tempo, una minaccia globale che rischia di riportarci a un’epoca in cui anche infezioni comuni diventano incurabili.
Il legame tra allevamenti intensivi e salute umana non si esaurisce qui. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato come il consumo eccessivo di carne e derivati animali sia strettamente correlato a patologie croniche come obesità, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari, condizioni che rappresentano alcune delle principali cause di mortalità nel mondo occidentale. A questo si aggiunge un ulteriore elemento di rischio: la concentrazione di milioni di animali negli allevamenti intensivi li rende veri e propri serbatoi di malattie zoonotiche, quelle cioè trasmissibili dagli animali all’uomo. Le recenti esperienze globali ci hanno insegnato quanto sia fragile l’equilibrio sanitario quando nuove epidemie trovano terreno fertile proprio in contesti di sfruttamento animale e di forte pressione sugli ecosistemi.
Di fronte a questo quadro, la richiesta di cambiamento diventa sempre più pressante. L’opinione pubblica è più consapevole e milioni di cittadini in Europa e nel mondo chiedono con forza una transizione verso modelli alimentari e produttivi più sostenibili, che rispettino non solo la salute degli animali ma anche quella delle persone e dell’ambiente. L’Unione Europea ha avviato alcune discussioni significative, come la graduale eliminazione delle gabbie e l’introduzione di limiti più stringenti per i trasporti degli animali vivi. Tuttavia, i progressi sono lenti, ostacolati dalle potenti lobby dell’industria zootecnica che difendono un sistema ormai insostenibile, sia eticamente sia ambientalmente.
È evidente che la direzione deve cambiare e deve cambiare rapidamente. È necessario accelerare una transizione che metta davvero al centro il rispetto per la vita e la salute, favorendo un’alimentazione a base vegetale, promuovendo alternative etiche e sostenibili e sostenendo una vera riconversione ecologica dell’intero sistema agroalimentare. Solo così sarà possibile ridurre la sofferenza animale, tutelare l’ambiente, prevenire nuove crisi sanitarie e garantire alle future generazioni un futuro più giusto e sicuro.
Un mondo diverso è non solo possibile, ma necessario. La scelta spetta a ciascuno di noi e alle istituzioni che hanno il dovere di guidare questo cambiamento, perché il tempo delle mezze misure è ormai finito.


