Si è tenuta oggi, presso il Tribunale di Trento, l’udienza in merito all’opposizione presentata da LNDC Animal Protection contro la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura della Repubblica nel procedimento penale relativo alla morte dell’orsa F36, già condannata a morte da Fugatti e poi uccisa per mano di bracconieri dopo che LNDC aveva ottenuto la sospensiva dell’ordinanza della PAT.
L’opposizione, depositata a settembre 2024 dall’Avv. Michele Pezone – legale e Responsabile Diritti Animali di LNDC Animal Protection – contesta la decisione del Pubblico Ministero di non proseguire l’azione penale per la mancata individuazione dei bossoli dell’arma da fuoco con cui è stata uccisa l’orsa. LNDC ritiene invece che debbano essere individuati ulteriori elementi di colpevolezza nei confronti di almeno quattro soggetti, accertati presenti sul luogo del ritrovamento e attivamente impegnati in attività venatoria nella stessa area.
Il documento depositato dall’associazione evidenzia, tra le altre cose, che residui metallici – in particolare di rame – sono stati rinvenuti nei tessuti e nelle lesioni dell’animale, in quantità significativamente superiori rispetto ai tessuti non colpiti. Questi dati suggeriscono con elevata probabilità l’utilizzo di un’arma a canna rigata, tipica per la caccia agli ungulati, e verosimilmente compatibile con le armi in possesso degli indagati.
LNDC ha sottolineato che, nonostante la mancata individuazione dei bossoli, esistono ancora margini concreti per svolgere nuove e più approfondite indagini, in particolare tramite analisi metallografiche sui frammenti rinvenuti e il confronto con eventuali munizioni in possesso degli indagati – che, ad oggi, non risulta siano state sottoposte a sequestro.
“Alla luce di tutto ciò, nell’udienza odierna abbiamo ribadito la necessità di procedere con ulteriori accertamenti tecnici per chiarire definitivamente le circostanze della morte di F36 e identificare eventuali responsabilità. Restiamo ora in attesa della decisione del Giudice per le Indagini Preliminari, confidando che venga riconosciuta la fondatezza delle argomentazioni presentate e che si possa dare seguito all’iter giudiziario con il necessario approfondimento”, afferma l’avv. Pezone.
LNDC Animal Protection continuerà a vigilare e a lottare perché la giustizia faccia il suo corso e per garantire che episodi come quello che ha coinvolto l’orsa F36 non restino impuniti. La tutela della fauna selvatica non può essere oggetto di rinunce né scorciatoie.
“La morte di F36 non può finire nel silenzio e nell’archiviazione frettolosa di un fascicolo. Abbiamo il dovere di insistere perché sia fatta piena luce su quanto accaduto. Persino il Consiglio di Stato, a cui ci eravamo rivolti, si era espresso contro l’uccisione della povera orsa, dichiarando illegittimo il provvedimento emesso da Fugatti per giustiziarla. Il clima d’odio contro gli orsi fomentato dalla PAT, però, ha portato comunque alla sua morte e i responsabili devono essere identificati e puniti”, dichiara Piera Rosati, Presidente LNDC Animal Protection