La Giunta Regionale dell’Emilia Romagna ha approvato l’uccisione di 1.585 cervi adulti e 487 cuccioli per presunti danni all’agricoltura. LNDC Animal Protection denuncia una decisione sproporzionata e crudele, presa nell’interesse di pochi a scapito della collettività, e annuncia di star valutando di agire legalmente per fermare questa carneficina. “Uccidere migliaia di cervi significa anche compromettere l’equilibrio ecologico e spingere i lupi verso le aree antropizzate”, commenta la Presidente Piera Rosati.
Una strage di animali selvatici si sta per consumare in Emilia-Romagna, dove la Giunta Regionale ha deliberato l’uccisione di 1585 cervi adulti e 487 cuccioli. La giustificazione dietro questa inaccettabile decisione è sempre la stessa: la tutela degli interessi privati degli agricoltori, che vedrebbero i propri terreni danneggiati da questi animali. Ancora una volta, l’interesse di pochi – agricoltori e cacciatori – prevale sull’interesse della collettività, dell’ambiente, degli animali e della vita.
LNDC Animal Protection sta studiando con attenzione le carte che hanno portato a questa delibera, valutando la possibilità di intraprendere azioni legali per fermare questa ennesima carneficina che – anche da un primo sguardo – appare del tutto sproporzionata rispetto ai presunti danni subiti a causa di questi animali. Danni che comunque andrebbero prevenuti attraverso misure efficaci, sostenibili ed etiche – come recinzioni adeguate, sistemi di dissuasione, corridoi ecologici – ma, come spesso accade, si preferisce agire in maniera punitiva e a danno già avvenuto.
“Ormai siamo abituati a queste scelte scellerate da parte delle Regioni guidate da partiti di destra, in particolare la Lega, da sempre vicini alla lobby venatoria, ma questo esempio ci mostra che la tutela degli animali selvatici purtroppo non trova terreno fertile nemmeno quando alla guida c’è il centro-sinistra. Con grande fatica siamo arrivati a far inserire la tutela della biodiversità e dell’ambiente anche nei principi fondamentali della nostra Costituzione, ma si continua a dare la priorità agli interessi privati di alcune categorie e a prediligere soluzioni ‘facili’ e spietate, senza pensare alle conseguenze sull’ambiente e quindi sulla collettività”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection.
LNDC Animal Protection ricorda anche che nelle aree interessate da questo “prelievo” di cervi, parola scelta per tentare di camuffare e addolcire il concetto di uccisione, è faticosamente tornato a essere presente anche il lupo. Uccidere oltre 2.000 cervi, tra adulti e cuccioli, vuole dire anche quindi togliere moltissime prede naturali a questo importante animale faticosamente reintrodotto nel nostro ambiente. A quel punto, i lupi saranno probabilmente ancora più costretti ad ampliare il loro terreno di caccia, andando a colpire il bestiame di quegli stessi soggetti che oggi lamentano i danni da parte dei cervi.
“La Regione Emilia-Romagna si trova davanti a un bivio: portare avanti una strage di cervi con la possibilità di innescare una reazione a catena, che porterà a maggiori incursioni e predazioni del lupo in zone antropizzate, o fermarsi e incentivare l’uso di misure di prevenzione efficaci che possano tutelare gli interessi degli agricoltori e allo stesso tempo difendere la fauna selvatica? Per il momento, è stata scelta la strada peggiore”, conclude Rosati.


