In seguito all’articolo della “La Nuova Sardegna” che racconta dell’entusiasmo di una giovane studentessa per la caccia al cinghiale, LNDC Animal Protection esprime delusione perché anche giovanissimi vengono coinvolti in un’attività che comporta sofferenza e morte di animali innocenti, aprendo la porta alla violenza a discapito dell’educazione all’empatia. Le teorie che vogliono la caccia come “istinto naturale” sono inoltre confutate da recenti studi sul cervello che mostrano come questi comportamenti siano appresi e in contrasto con le naturali predisposizioni umane.
La vicenda riportata dalla La Nuova Sardegna, in cui una giovane studentessa descrive la caccia al cinghiale come “tradizione” e motivo di “orgoglio”, suscita nella nostra Associazione un sentimento di forte preoccupazione e tristezza. Ci rammarica vedere che, in una fascia di età in cui si dovrebbero costruire valori come rispetto, empatia e convivenza con la natura, si possa invece abbracciare un’attività che causa la morte di esseri senzienti e che viene presentata come esempio positivo.
Il fatto che una studentessa di liceo descriva la caccia come un’attività da celebrare, addirittura come “tradizione, cultura, gestione del territorio e rispetto per l’ambiente”, è l’indice del grave indottrinamento ricevuto verso una pratica che in realtà è espressione pura di violenza e di morte. Del resto, lei stessa racconta di essere cresciuta in quell’ambiente e di aver ereditato questa “passione” dal padre.
Tutto questo è molto preoccupante, perché diversi studi recenti dimostrano come la caccia e l’uccisione di animali non siano una cosa naturale per l’essere umano, a differenza di quello che molti cacciatori e loro sostenitori sostengono solitamente. Uccidere altri esseri viventi è un comportamento acquisito che va contro le naturali predisposizioni umane e che comporta un intorpidimento dell’emotività e una riduzione dell’attività dell’amigdala, l’area del cervello incaricata di elaborare le emozioni come l’empatia, l’aggressività e la paura.
“Prendere consapevolezza del fatto che anche persone così giovani possano intraprendere con questo entusiasmo un’attività come la caccia è avvilente e dovrebbe farci preoccupare tutti, soprattutto in questo momento storico in cui la violenza verso animali e umani sembra non avere mai fine. Per quanto si voglia romanzare e tentare di nobilitare l’attività venatoria, la verità è che si tratta di una pratica inevitabilmente violenta. Aprire la porta alla violenza a questa età, a discapito dell’empatia e del rispetto della vita altrui, non fa sperare davvero in nulla di buono per il futuro”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection.
L’associazione, dal canto suo, continuerà a impegnarsi quotidianamente per promuovere valori sani come il rispetto e l’empatia verso tutti gli esseri viventi, con l’obiettivo di andare verso una società migliore in cui la prevaricazione e la crudeltà sull’altro non sia più vista come un vanto ma come qualcosa da stigmatizzare ed emarginare.


