La sentenza di primo grado rende un minimo di giustizia, nonostante la pena sia decisamente blanda. Rosati: il cagnolino è morto tra atroci sofferenze, è giusto che il responsabile paghi ma occorre a una revisione del Codice Penale che renda più dure le leggi a riguardo.
I fatti risalgono a 4 anni fa quando, a seguito di una lamentela da parte della inquilina del piano di sotto in una palazzina di Alba Adriatica (TE), un uomo ha preso il cucciolo di casa di appena 3 mesi e lo ha lanciato facendolo precipitare dal balcone da un’altezza di una decina di metri, uccidendolo. Il fatto fu subito denunciato da LNDC Animal Protection, che da allora ha seguito tutte le fasi processuali per cercare di ottenere giustizia per il piccolo cagnolino.
Ora è arrivata finalmente la sentenza del giudice, che ha condannato l’uomo a 9 mesi di reclusione. “Siamo moderatamente soddisfatti perché, sebbene sia decisamente esigua per la gravità del fatto, è comunque uno dei pochi casi in cui viene comminata una pena detentiva non sospesa per un reato contro gli animali”. commenta Michele Pezone – Legale e Responsabile Diritti Animali LNDC Animal Protection.
“Ci sono voluti quattro anni, perché purtroppo i tempi sono questi, ma alla fine siamo riusciti ad ottenere un minimo di giustizia per il povero cucciolo ucciso così brutalmente”, afferma Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Sicuramente nove mesi non sono abbastanza, ma è quello di cui ci dobbiamo accontentare finché non viene riformato profondamente il Codice Penale in materia di reati contro gli animali, cosa che chiediamo da tempo. Le persone violente sono violente sempre, indipendentemente dall’oggetto della violenza. Anche solo per questo, se non per il rispetto che dovrebbe essere dovuto agli animali in quanto tali, il legislatore dovrebbe decidersi a inasprire le pene per chi maltratta e uccide animali. Questi comportamenti infatti portano spesso a una escalation di violenza che poi va a colpire bambini e altre persone adulte”.
“A questo punto speriamo che un eventuale appello non ribalti la situazione, essendo una sentenza di primo grado, ma comunque siamo pronti a dare battaglia anche in quel caso perché davanti a situazioni come queste non si può lasciar correre. Un cucciolo ha perso la vita in modo orribile, tra l’altro tra atroci sofferenze non essendo morto sul colpo, e il responsabile deve pagare”, conclude Rosati.
11 ottobre 2021
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