In occasione del G20 che si è tenuto nei giorni scorsi a Nuova Dehli, diverse associazioni di protezione animali indiane hanno protestato per le modalità in cui sono stati accalappiati e successivamente rimessi sul territorio i randagi per accogliere i potenti della Terra. LNDC Animal Protection ha scritto all’ambasciatrice indiana in Italia per chiedere chiarimenti.
Sulla stampa nazionale e internazionale si sono succedute diverse notizie, a volte contrastanti, sulle modalità con cui Nuova Dehli si è preparata a ricevere i leader mondiali in occasione del summit del G20 dei giorni scorsi. Molte associazioni animaliste locali hanno lamentato una modalità brutale e incivile di accalappiamento dei cani randagi che, secondo quanto riportato, sarebbero stati trasferiti in strutture non idonee a garantire il loro benessere dopo essere stati prelevati in maniera violenta.
Molte persone ci hanno segnalato questa situazione che però, essendo ben al di fuori della nostra portata, non ci lascia molti margini di azione purtroppo. Ho scritto una lettera all’ambasciatrice indiana in Italia, Neena Malhotra, chiedendole di verificare come stessero realmente le cose e invitandola a far sì che tutto si svolgesse nel modo migliore per tutelare il benessere e la salute degli animali. In particolare, ora che il summit è terminato, sembra che le autorità locali stiano rimettendo i cani sul territorio ma in maniera casuale dato che non erano stati identificati al momento del prelievo. Questo chiaramente può causare grossi rischi perché i cani potrebbero essere coinvolti in risse per il territorio o andare dispersi nel tentativo di tornare a quello che era il loro luogo usuale di stazionamento. Purtroppo, l’India ha un problema di randagismo endemico che finora non è stato affrontato adeguatamente nonostante ci sia in vigore una legge che prevede la sterilizzazione dei randagi per ridurne la popolazione.
Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection